martedì 4 ottobre 2011

"Waking up" Elastica 1995



Orari della giornata

Ore 10.00
Commercialista

Ore 11.00
Banca

Ore 12.30
Pranzo con Nick

Ore 14.30
Telefonata assolutamente da fare

Ore 15.00
Shooting fotografico

Ore 17.30
Sicuro ho finito e non ho un cazzo da fare 





La commercialista è un rito al quale mi sottopongo malvolentieri nonostante quella povera crista sia una sorta di incrocio tra Madre Teresa di Calcutta e la mia maestra delle elementari.
Prima ti guarda come  un’anima da salvare, poi ti spiega le regoline per evitare di essere un fuorilegge.
Questo perché come sapete le tasse in Italia sono un’attività vessatoria che serve solo per far girare i politici in SuV e fargli mangiare le linguine all’aragosta a 3 euro.
In ogni caso quando varco la porta del suo ufficio con una enorme busta gialla con su scritto “fritto misto” penso che  lo sconforto colga entrambi.
Verso il contenuto spiegazzato e accartocciato sul tavolo di vetro mentre lei inforca gli occhiali, pronti alla caccia al tesoro che ci tiene occupati almeno un’oretta.

“Mi spieghi ancora perché non c’è modo di non pagare l’Inps”
“Perché non si puo’ e basta, ci mettono in prigione a me e a te”
“ Ma porca puttana, io tanto di questi soldi non vedrò una lira, tanto devono essere la mia pensione, io invece me la tengo e la uso adesso…”
“Non si può. Punto”
“Giurami che se trovi il modo me lo dici”
“Giuro”
“Tanto quel vecchietto di merda che si sta sbafando i miei soldi prima o poi lo becco”
“Si certo…Comunque non ti puoi detassare la spesa ”
“Perché no,? Mi serve per il mio lavoro”
“La spesa?”
“Certo…verdura, frutta…nature morte”
“Allora la devi corredare con la dichiarazione tal dei tali e la supercazzola” (non ricordo assolutamente i documenti che mi ha chiesto!)
“Non basta lo scontrino?”
“No “
“Bastardi”

Quando entro in Banca non so perché mi sento sempre un bandito, di quelli dei film western, che si mettono una bandana sul viso per non farsi riconoscere.
Questo principalmente perché da che io mi ricordi sono sempre stato in rosso, e siccome la cosa mi spaventa, non guardo quasi mai l’estratto conto, perché vorrei evitarmi il panico totale, e quindi tutte le volte che devo andare allo sportello, un sottile brivido mi percorre la schiena.

Quando l’impiegata batte sui tasti i numeri del il mio conto trattengo un momento il respiro, aspetto sempre che mi guardi con disapprovazione, che chiami il direttore e che  mi mettano seduto in uno stanzino chiedendomi quando ho intenzione di rientrare del credito.
La risposta sarebbe piuttosto semplice.
“MAI”
Suppongo non sarebbe la miglior risposta da dare, sicuramente la più vicina alla verità.
E sicuramente non sarebbe piaciuta molto ai miei carcerieri.
La tattica del versamento alla cieca, quello che incostantemente affluisce alle casse del mio sanguinante CC per adesso sta napoleonicamente reggendo, ed io con lui.
Alla cassa scopro anche con piacere che il bonifico di una fattura di 6 mesi fa è incredibilmente arrivato .
La mia buona stella.
Penso che mi comprerò qualcosa per festeggiare.

Esco pimpante e mi allungo verso la macchina per raggiungere il porto, nonostante mi faccia ancora un po’ male la gamba.
E’ il residuo dell’incidente che mi ha permesso di campare umanamente negli ultimi tre mesi. In compenso ci ho rimesso la moto,dieci giorni di autonomia nei quali mi sono trascinato dal letto al divano senza avere pace e la gamba sana . Questo fa di me un motociclista senza moto, mammifero triste e inutile che continua a gironzolare con una giacca di pelle, in luglio.
Ho preso la vecchia Toyota scassata di mia madre “in prestito” a tempo indefinito, un trabiccolo brutto quanto utile e mi sono avviato mestamente verso la mia destinazione. L’unica cosa buona della macchina è che ha ancora il mangianastri e io ho ancora le mie cassette copiate di quando facevo il liceo. Per il resto è al pari di un carro bestiame, sporca, graffiata, ammaccata. Di farci montare una donna non se ne parla, l’ultima che ci è salita mi ha guardato come se fossi un pervertito. Come se da una macchina si potesse risalire alle abitudini sessuali di una persona. In linea di massima si può risalire solo al fatto che si ABBIA una vita sessuale.
Devo far lavare questo schifo.

Nick, è il mio amico di successo. Tutti hanno piu’ o meno un amico di successo, chi non l’ha è perché è quello che ha avuto più successo di tutti. E’ una questione di prospettiva, o di invidia, dipende dalle persone.
Nel mio caso è solo una constatazione, dato che io ho uno studio fotografico in uno scantinato della mia ridente città e negli ultimi mesi ho campato con i soldi di un incidente, mentre lui è un supermanager nella city.
In realtà non è proprio un manager,non ho mai capito di preciso che lavoro faccia, ma vive a Londra, ha una fidanzata all’anno molto bella, si diverte parecchio e fa qualcosa che gli piace e con cui vive bene.
The italian dream.
E’ tornato in Italia da qualche giorno perché si sposa un amico e lui fa il testimone.
Ci si vede tre-quattro volte l’anno. E tutte le volte mi fa ricordare che è maledettamente in gamba.
E quindi mi ricorda che vita assurda e miserabile faccia io.
Questo mi deprime un pò.
Poi parliamo delle stupidaggini che ci fanno sentire simili e la depressione passa veloce mentre mangiamo un cassone.

- Mi raccomando, lo dico solo a te.
- Beh, non farlo-
- Insomma c’è questa orientale pazzesca,ha divorziato già due volte, ha trent’anni, l’ho conosciuta una sera al pub, amici comuni. Ci vediamo due, tre volte, a casa sua perché da me, sai, con Kate…
-Kate?-
-Si, stiamo insieme da 8 mesi-
-Me la sono persa…-
-E quindi ti dicevo questa fa dei numeri assurdi, ci vediamo solo nelle pause, o invece di andare in palestra. Niente chiacchiere, arrivo da lei e tutte le volte si inventa qualcosa di diverso.
-Uhm-
-Solo che mi sono detto, qui finisco nei casini, perché sai …all’inizio è un gioco e ci sta, ma se questa si mette idee strane in testa?
-Strane?
-Si, stava diventando un po’ pressante e cercavo un modo per chiuderla e…botta di culo! Le casca il cellulare nella tazza del cesso…-
- Quindi?
- E quindi mi manda una mail in ufficio  spiegandomi la cosa e mi chiede di mandarle il mio numero…ma io col cazzo che glielo ridò-
- Hai pensato che potrebbe incazzarsi?
-Mh, non credo-
-Mai visto donne incazzate, eh?-
- Guarda che a Londra mica è come qua…
-Se lo dici tu…

Io a questa storia delle donne che cambiano con le latitudini credo poco.
Un pò perché poi, alla fine, su certi argomenti non c’è mediazione culturale che tenga.
Un pò perche qualche donna l’ho avuta anche io, e sono sempre stati casini.

-Senti di devo chiedere un favore…-
-Dimmi-
-Non è che mi lasceresti le chiavi del tuo ufficio…-
-Giulia?
-Già

Questi sono quelli che io definisco i misteri. Nick e Giulia sono stati insieme quanto? Meno di un paio di mesi alle superiori. Poi c’è stata l’università a Bologna, e so per certo che qualche incontro scontro c’è stato. Poi Giulia si è trasferita in Spagna per un annetto ed è tornato con una sorta di alpinista catalano mentre Nick a Milano si era fidanzato con una taiwanese. Le loro relazioni, studiate per essere temporanee e esotiche, sembravano inseguire le latitudini più assurde passando per Città del Capo, Oslo, Beijing, San Francisco disegnando una strano tragitto relazionale attraversando il globo per per rincontrarsi sempre qui, al punto di partenza.
Perché in questo allegro giro del mondo sentimentale, anche un pò ridicolo se vogliamo, i loro incontri/scontri sono sempre stati una costante, senza promesse o progetti, o una storia d’amore o un melò, alla peggio.
Affinità.
Ridono tanto dicono.
E scopano dico io.
Contenti loro.

Della telefonata non ho assolutamente voglia di parlare. D’altronde non si puo’ sempre sapere tutto, no?

Chiaramente arrivo in ritardo in studio, grazie a dio Marika, una stagista che mi ha mandato l’università e che praticamente gestisce l’ufficio ha già preparato tutto.
Sistemato il camerino con la truccatrice, allestito il set, preparato il prodotto, fatto il caffè.
Penso sarebbe piu’ facile se lavorassi io per lei.
Probabilmente mi licenzierebbe.
Mi guarda con un’aria di rimprovero.

-Tutto bene boss?
- Si ero…a un pranzo di lavoro…poi ti dico.
-Guarda che hai un paio d’ore poi la modella se ne và-
-Pure.
-Dice che ancora non le hai pagato gli ultimi due servizi…
- …e…?
- e che se non li paghi entro la prossima settimana ti manda il suo ragazzo che ti fa nero-
-Ah ecco.
-Le ho portato il caffè.
- Per me ?
-E’ finito boss, devi ordinare le cialde.
-Cazzo ma se le ho ordinate un venti giorni fa…
-Due mesi, e bevi 5 caffe’ al giorno…

Tipologia di modelle che uso per fare shooting per prodotti tipo le mele dell’appennino cesenate.
-Ragazzine dell’università che cercano di portare a casa qualche soldo e pensano di essere fotogeniche
- Proto e pseudo attrici
- Ragazze immagine che occasionalmente si prostituiscono
- Ragazze russe che occasionalmente si prostituiscono
- Ragazze sudamericane che occasionalmente si prostituiscono
- Prostitute-

Nelle ultime quattro categorie spesso il loro “ragazzo” è un tipo poco raccomandabile.
Svetlana naturalmente fa parte di queste.
 Penserei che in fondo, essendo stati insieme un po’ magari l’ha detto per farmi dare una mossa. E’ vero che siamo stati insieme solo perché la prima volta che abbiamo lavorato insieme le ho fatto intendere di lavorare nella moda a Milano, ma abbiamo sempre condiviso un’esperienza, siamo stati uniti,insomma conterà qualcosa, no? Magari ha esagerato un pò.
Svetlana esce dal camerino, io sorrido.

-Cazzo ridi?, guarda che se non mi dai  miei soldi viene mio ragazzo e ti rompe una gamba, capito?-

No, direi che non ha esagerato affatto.
Devo telefonare a quel coglione di Emiliano e farmi pagare velocemente. Spero.
Già zoppico.

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