giovedì 6 ottobre 2011

“Stories” Therapy? 1995



Stamattina mi sono svegliato tardi perché il sole ha deciso di puntarmi la faccia mi sono trascinato in bagno.
Vivo in un bilocale attillato nella zona della Barafonda, che già non suona come un quartierino chic, in una parte che qualche amico dotato di poco tatto ha definito “la casbah”. L’appartamento sarebbe anche carino, a metà strada tra un pueblo blanco spagnolo e una casa di un’isola greca. Con la differenza sostanziale che in qualsiasi di questi due idilliaci  luoghi non hai come vicino uno stronzo cinese che ti ha taglia le gomme perché uno gli parcheggia davanti al cancello.
Non ho la sicurezza matematica sia stato lui, ma il fattaccio è avvenuto dopo che ci siamo urlati in faccia un paio di volte e le gomme erano tagliate dalla parte del cancello. 
Effettivamente non rimangono molti dubbi. 
Eppoi ha la faccia di chi ti taglia le gomme, è culturale. Si smezzano pure le pallottole in Cina.
Mi sono ripromesso di spaccargli il parabrezza appena posso. Non sono molto tagliato a fare queste cose. Poi vorrei evitare la ritorsione gialla. Potrebbe finire in una faida.
L’unica cosa che mi viene in mente è che oggi è il giorno di scegliere il cambio.
Il cambio è un assurdo quanto scomodo modo per non avere la casa vuota ma non spendere nulla.
Eppoi a me Ikea mi sta sulle palle.
Me l’ha insegnato un salentino quando vivevo a Roma, solo che li’ il metodo dopo poco era diventato inutilizzabile a causa della massiccia presenza di pugliesi in loco.
Con questa premessa dovrei dire che anche a Milano dovrebbe essere impossibile farlo, ma tant’è, nella intontita provincia romagnola, vicino al triangolo del mobile funziona eccome.
 In pratica si basa sulle vendite televisive combinato con l’altrettanto indispensabile diritto di recesso. Sulle televisioni regionali fior di presentatori con tanto di belle di paese ammaestrate nel disperato tentativo di risollevare l’economia nazionale vendono arredi completi, salotti, cucine, elettrodomestici.
Se entro 10 giorni non sei convinto dell’acquisto, la legge italiana ti permette di restituir tutto al mittente, cosa che deve venire fatta entro 30 giorni attraverso una raccomandata.
L’inghippo sta che il venditore, nella frenesia della vendita e assolutamente scevro di questi piccoli dettagli offre le spese di spedizione e recesso a carico suo.
Questo sta a dire una bella squadra di facchini che va a prendere il mobilio, te lo porta a casa, lo monta  e lo smonta, carica tutto sul furgone e via. Tutto questo mentre tu te ne puoi stare seduto sull’unica sedia che realmente ti appartiene nella stanza senza muovere un dito.
E’ sadicamente geniale, e sono otto mesi che cambio arredamento. E’ molto chic, se non sai il perché.
Quindi mi sono messo a fare zapping cercando di incontrare il mio gusto e non incontrare le sette aziende che avevo già visitato. Non che ci sia niente di male o di illegale, anzi, mi sono ripromesso di rifare il giro daccapo a fine anno, ma troppo vicino mi sembrerebbe di uscire a cena con una ragazza nuova e una ex lasciata di fresco. E’ imbarazzante.
Tipologie di venditori che attirano la mia attenzione
1) La tipologia zio scemo ovvero quello che assomiglia a quel familiare che incontri solo durante le feste comandate e che deve essere simpatico sempre e comunque, racconta storielle per cui ride solo lui, fa scherzi scemi e finisce sempre per proporre qualche improbabile gita a cui poi non parteciperà nessuno.
Solitamente ha una sorta di riportino, è leggermente soprappeso e quando ti propone l’acquisto ne fa una questione personale, della serie “Non vi fidate di me?”
2) Il figaccione fuori tempo massimo. E’ solitamente un uomo di mezza età che vorrebbe sembrare piu’ giovane perché si sente venti anni in meno. E quasi sempre accompagnato nelle televendite da una signorina vestita in modo piuttosto succinto che sembra palesemente annoiata. Quando presenta una lavatrice lo fa con una tensione sessuale quasi imbarazzante.
3)La mitraglia. E’ il vostro amico delle medie che quando imparava qualcosa per essere interrogato, visto che aveva una memoria a breve corsa la doveva sparare come una sventagliata di AK47 prima di scordarla. Non ho mai capito il perché l’hanno scelto.
Probabilmente è parente di qualcuno.

Trovo quello che fa per me dopo un paio d’ore, mi preparo qualcosa da mangiare indeciso su come uccidere la giornata, e mi accorgo che ho un paio di chiamate sul cellulare, che tengo si sempre acceso, ma senza suoneria, quindi praticamente inutile.
Quando richiamo mi risponde una voce maschile con una pesante inflessione veneta.
-       Mi scusi ma ho ricevuto una chiamata a questo numero.
-       Chi è lei?
-       Come le dicevo ho ricevuto- Lo calco perché è una cosa che mi sta terribilmente sulle palle – Una chiamata dal suo numero.
-       Baldazzi, testa de casso, non riconosci gli amici?

Vanni dal Ben, testa quadrata, un pizzetto anni 90, occhi da matto e un pesante accento veneto è una specie di folle con cui ho diviso qualche anno di università, cioè mentre io la facevo lui era sempre in qualche giro strano e nei progetti piu’ assurdi. L’ultima idea che mi aveva proposto era di produrre strane scarpe fetish, che a detta sua avevano un mercato folle. Le mie ultime notizie risalivano ad un paio di anni fa con l’apertura di una gelateria in Venezuela.
Quindi dovevo essere rimasto abbastanza indietro.

-       Vanni? Pensavo fossi in Venezuela.
-       In Venezuela?
-       Eh!
-       Fai ancora il fotografo?
-       Si.
-       Professionista?
-       Se cosi’ si puo’ dire…
-       E hai l’attrezzatura?
-       In che senso ?
-       No dico, teleobiettivi, zoom…
-       Di cosa hai bisogno?
-        Te la faccio breve, ho un lavoro per te, anche se ti puo’ risultare un po’… insolito diciamo.
-       Guarda, non faccio quel genere di lavoro…
-       No hai capito male- ridendo – Senti, io sono dalle tue parti domani, ci possiamo incontrare?
-       Dovrei guardare in agenda
-       E’ sabato Baldo,non fare lo stronzo…
-       Si, ma sono un po’ preso in questo periodo…
Vado in bagno a pisciare, evitando di tirare lo sciacquone che si sente.
-       Si va bene per pranzo?
Almeno rimedio un pranzo gratis.
-       Perfetto a domani.

Sono piuttosto soddisfatto di come ho gestito la cosa, in realtà non ho la piu’ pallida idea di cosa puo’ aver in testa  Vanni. Se non sono lavori strani sono donne.
In ogni caso vista la mia penuria economica non posso fare troppo lo schizzinoso.
E tiro lo sciacquone.