Siamo usciti un paio d'ore dopo, con una lavata di capo e una multa bella cicciosa solo grazie all'intervento provvidenzale della Bionda, mentre mugugnavo e gironzolavo come un leone in gabbia.
Appena usciti sono corso fuori e mi sono acceso una sigaretta, ma in realtà volevo prendere una boccata d'aria. Mi sentivo scoppiare. Ero furibondo, furibondo e frustrato.
Poi mi sono girato e lei mi ha guardato , fendendo l'aria come puo' fare solo chi ha una ragione limpida e senza ombre
"E adesso grand'uomo? Che facciamo? Qualche altra brillante idea?"
Ero li', con la sigaretta penzolante, probabilmente con una espressione ottusa cercando di darmi un contegno.
Ma a giudicare dalla sua espressione senza molti risultati visibili.
Ha sbuffato, ha cominciato a camminare.
Ho sempre creduto che il mio modo di fare avesse tutte le ragioni del mondo. Ero incazzoso, si, ma porca miseria, avevo le mie ragioni.
Avete presente "Il lungo addio"? L'inizio intendo. Elliot Gould , meraviglioso e masticato, sdraiato sul letto viene svegliato in piena notte dal suo gatto che ha fame. Lui esce e cerca le scatolette ma le trova di un'altra marca.E conoscendo bene il suo gatto mette di nascosto la il contenuto nella scatoletta vuota dell'altra marca, e chiama il felino facendo finta di aprire la scatoletta della marca giusta. Il gatto lo guarda , annusa il cibo, miagola e se ne va.
Ecco era la mia stessa condizione. Non la davo a bere più neanche al gatto. E pensare che la rabbia mi era servita spesso, per digerire certe mattonate, per farmi scivolare via le cose.
Era energia, mi muoveva, mi faceva stare vivo.Pensavo fosse quasi salutare. Ed era come una droga.Solo che mi faceva combinare casini su casini. E mi aveva rosicchiato tutto il resto.
E ora vedevo sfilare via quella meravigliosa e terribile femmina come mi era successo già altre volte.
Mi dovevo inventare qualcosa.
Ma piu' di tutto dovevo muovere le gambe e correrle dietro.
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